Nell’elegante città della Regina Teodolinda, a due passi dal meraviglioso gioiello pedonale che è il centro storico di Monza, ci si può imbattere per caso o per ricerca nel ristorante Il Moro.
Sul territorio monzese dire Il Moro, equivale al far riferimento ad uno di quegli indirizzi, ormai consolidati e legati all’eccellenza della cucina prevalentemente di mare.
La Sicilia, le ricette dei ricordi, il vero piacere per l’ospitalità fanno di questo luogo, guidato dai fratelli Butticè, un posto dove fermarsi per un viaggio nel gusto dei sapori legati a questa terra o per riaccendere i ricordi di una vacanza nell’isola del sole, come la definì Omero.
In un ambiente di sobria eleganza, lontano da quei rimandi estetici territoriali, troppo spesso utilizzati in modo scontato e al limite del kitsch, qui si respira un’atmosfera fresca che invita a scoprire la carta menù, senza marcarne visivamente l’ispirazione che si troverà nei piatti.
La recente ristrutturazione degli interni ha dato un nuovo stimolo ed energia ai fratelli Butticè. In cucina a dirigere la brigata lo chef Vincenzo, supportato dalla fraterna spalla di Salvatore, mentre la supervisione della sala è affidata alla professionalità della sorella Antonella. Quello che stupisce di questo posto è il garbo, la cura dei dettagli come le diverse varietà di pane prodotte direttamente nel ristorante, la passione nella ricerca delle materie prime e la grande sfida di far vivere agli ospiti le emozioni e i ricordi gustativi che hanno ispirato i piatti.
Far rivivere un ricordo è un obiettivo molto complesso e ambizioso. A ben pensarci, se il piacere di un gusto può essere più o meno oggettivo, toccare la sfera delle emozioni è soggettivo, perché basato sull’esperienza vissuta, sui ricordi della memoria.
Quello però che è assolutamente certo e inconfutabile, è la passione con la quale si viene guidati nell’esplorazione dei piatti proposti. Ognuno di essi è una sintesi di storia personale dei fratelli Butticè, tradotta in un piatto. Disponibilità e tempo permettendo, qui vale la pena chiedere con spirito curioso e attento la storia di questo luogo, l’origine delle proposte che cambiano durante le stagioni, le scelte degli ingredienti. Un modo per nutrire non solo il corpo ma anche la mente e il cuore.

Le ostriche e le mandorle di Raffadali
Aneddoto dopo aneddoto, si scopre così che le mandorle di Raffadali presenti nell’antipasto a base di ostriche, arrivano direttamente dal mandorleto di famiglia. Assaporando poi la cicoria con scampi di Sicilia e croccante di pane di Tumminia, si può immaginare il momento della raccolta della cicoria selvatica, quando il foraging non era cool, ma semplice necessità contadina. Cosicchè quel retrogusto amarognolo, non sarà valutato come un difetto, tutt’altro. Sarà anzi apprezzato, come segno della forza di una pianticella che nel nulla e con scarsità idriche ha preso forma e vita, regalando nel gusto così marcato il proprio carattere distintivo.
Degustando i piatti in menù, si rimane incantanti ascoltando la storia di come questa realtà ha avuto inizio: un susseguirsi di sogni, di sana follia e la certezza di poter far squadra con la propria famiglia. I ricordi d’infanzia durante la vendemmia, il calore e la bellezza della convivialità, la figura di una nonna amorevole e ammirevole, confortano il cuore ma suonano anche come richiamo a spiccare il volo imparando a volare con le proprie ali.
E battito di ali dopo battito, proprio come uno stormo di uccelli in volo, i fratelli Butticè giungono a librarsi nell’aria con sicurezza e personalità nel mondo della ristorazione. Un mondo, il loro, all’interno del quale accomodarsi per conoscere eccellenze non blasonate, tecniche di cottura innovative per piatti che profumano di mare e macchia mediterranea.

Sgombro, finocchio, arancia e meringa di mandorla
Il viaggio di scoperta tra le proposte nel nuovo menù continua con la crema di cardi, pancetta dei Nebrodi e capasanta arrostita; paccheri di Gragnano con pesto di pistacchio e gamberi; polpo, patate olive Nocellara del Belice e capperi di Salina; sgombro, finocchio, arancia e meringa di mandorla, per concludersi in una cassata scomposta.
Il giusto vino d’accompagnamento? La sommelier, Antonella Butticè, consiglia un Satari. Brioso e vivace, da uve Grillo e Chardonnay, seduce per modernità. Suadente nei profumi e al palato, spicca per fragranza e solarità. Freschezza e mineralità si fondono in armonia in questo vino nato da viti centenarie e prodotto da CVA di Canicattì, la prima cooperativa sociale siciliana.
Se giunti fin qui, vi è giunta la voglia di scoprire o riscoprire la loro cucina gourmet con vocazione siciliana, una buona idea sarà prenotare un tavolo per cena il 15 Maggio.
In questa data per festeggiare i 10 anni di attività la famiglia Butticè ha deciso di organizzare una cena di beneficenza a più mani, in sinergia con i top chef di Monza, a favore di Dynamo Camp. Perchè non c’è modo più bello che condividere il successo, tendendo una mano a chi ha bisogno del nostro aiuto!
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Barbara