Roma contemporanea. 3 archistar sotto il cielo di Roma

DSC_0111Roma è indiscutibilmente città dall’eterna bellezza. Capolavori architettonici, come il Colosseo, Fontana di Trevi, Piazza di Spagna, il Pantheon, solo per citarne alcuni, regalano atmosfere e fascino senza tempo da vedere almeno una volta nella vita.

Ma non di sola classicità si veste la città. Guardando la capitale con un occhio più curioso, capace di andare oltre le mete e gli itinerari da guida turistica, è possibile scoprirla da un punto di vista più contemporaneo. Un’idea è un itinerario attraverso tre tappe/luoghi, da nord a sud, firmati da tre architetti di fama mondiale.

Partendo dal cuore della città, lungo le sponde del Tevere, la prima opera architettonica che racconta come antico e moderno possono non solo convivere perfettamente, ma anzi valorizzarsi reciprocamente, è l’Ara Pacis.

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Percorrendo il lungotevere, lo sguardo si posa prima sulla stretta alternanza tra eleganti palazzi rinascimentali, barocchi  per poi allargarsi sulla piazza della struttura creata da Meier per accogliere e proteggere il meraviglioso altare risalente al 9 a.c.

Quello che giunge a noi è il risultato di varie vicissitudini, che partono dal 1879 quando il giovane archeologo tedesco Friederich Von Duhn propose l’identificazione dei resti che erano emersi al di sotto delle fondazioni del palazzo Fiano, e che arrivano al 1938 con il posizionamento della prima teca posta a protezione del prezioso altare.

Negli anni ‘90 si giunse alla decisione di sostituire la teca perché del tutto insufficiente a proteggere l’antico monumento di età augustea dalle polveri, dai gas di scarico, dalle vibrazioni, dagli sbalzi di temperatura e di umidità e musealizzare l’Ara Pacis secondo i più moderni criteri di conservazione.

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Era il 2006 quando lo studio dell’architetto statunitense Richard Meier, consegnò alla città il nuovo museo dell’Ara Pacis. Un gioco modulare basato sul contrasto luce e penombra, creato dai primi due corpi di fabbrica: dopo una zona in penombra, la Galleria di accesso, si passa al padiglione centrale che ospita l’Ara Pacis, nella piena luce naturale che filtra attraverso 500 mq di cristalli; questi, pur non interrompendo visivamente la continuità con l’esterno, favoriscono il silenzio necessario per il pieno godimento del monumento. Nella quiete dell’isolamento acustico è possibile apprezzare i ritmi pacati dei motivi decorativi; assistere allo scorrere del corteggio, posto lungo i fianchi del recinto dell’Ara, composto dalle massime cariche sacerdotali di età augustea e dai membri della famiglia imperiale, guidati dallo stesso Augusto; ripercorrere le mitiche origini di Roma e le glorie augustee che hanno donato all’impero la possibilità di vivere tempi tanto felici da essere denominati seculum aureum.

Ammirando questo capolavoro del passato il tempo, qui sembra quasi fermarsi. Il candore del bianco dell’altare, i raffinati bassorilievi, le note musicali di brani del compositore Einaudi come sottofondo e il supporto delle informazioni che giungono da un touchpad magistralmente creato, fanno di questo luogo un posto da non perdere per tutti coloro che amano guardare al futuro con occhi nuovi senza dimenticare il passato.

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Dal lungotevere ci si sposta nel quartiere Flaminio per ammirare la Fondazione MAXXI – museo delle arti del XXI secolo. Qui c’è la firma della grande Zaha Hadid che nel 2010, ha dato vita non solo un museo dedicato all’arte e all’architettura contemporanea, ma soprattutto ad un lavoro di recupero parziale dell’architettura urbana e industriale di questo grande isolato e di messa in connessione di due strade attraverso la creazione di una piazza. E val bene arrivare fin qui, per vedere la Roma dei romani e di coloro che sono alla ricerca di nuovi spunti, e vogliono lasciarsi conquistare e ammaliare senza cedere ai pregiudizi.

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Di questo progetto ciò che sorprende di più, è la capacità di integrarsi nel tessuto urbano. Non solo museo, ma un luogo con diversi spazi pubblici dove incontrarsi, conoscere, lasciarsi ispiarare o semplicemente prendere un caffè.

La complessità dei volumi, le pareti curvilinee, il variare e l’intrecciarsi delle altezze determinano una trama spaziale e funzionale molto articolata che i visitatori possono attraversare seguendo percorsi sempre diversi e inaspettati.

Molteplici ambienti convivono in una sequenza di gallerie illuminate dalla luce naturale filtrata da un particolare sistema di copertura, e che si riflette sulle pareti di cemento armato trattato quasi a specchio in modo tale da diffondere ancor più luce. Il gioco della scala cromatica utilizzata negli ambienti è insuperabile. I grandi spazi bianchi entrano in contrasto con il corpo nero della scala, che sinuosamente porta il visitatore verso i piani alti e mettendolo a contatto con le pareti lasciate con il cemento a vista e con la luce che filtra dalle vetrate dall’ alto.

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Per concludere questo tour attraverso la scoperta della  Roma contemporanea, l’ultima tappa è il centro congressi La Nuvola, nel cuore dell’ EUR (acronimo di Esposizione Universale Roma). Quest’opera architettonica, progettata da Massimiliano e Doriana Fuksas, non poteva essere collocata in un contesto migliore e al di là dei lunghi tempi nella realizzazione e delle ovvie polemiche, di certo contribuirà a dare nuovo slancio alla città. L’impatto esterno in tutta onestà, non rende giustizia alla bellezza dell’esperienza che si vive entrando all’ interno. Certo, non a caso Oscar Wilde affermava che un’idea che non sia pericolosa, è indegna di chiamarsi idea, e qui di “pericolosità” ce n’è da vendere! Il grande volume in vetro e acciaio protegge la nuvola, realizzata in un materiale tecnico mutuato dalle vele nautiche, che si trova all’interno e che a sua volta contiene un auditoriun da 1800 posti.

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Muoversi all’interno dà un senso di vero e proprio spaesamento, per l’assenza di angoli, per i colori utilizzati con la prevalenza del bianco e del grigio, per le diverse passerelle sospese e i parapetti in cristallo. Sembra di fluttuare nel vuoto. Per vivere questa esperienza però bisogna attendere le giornate gratuite di apertura al pubblico, o un invito ad uno dei congressi ed eventi che si svolgono qui.

Nell’ attesa di questo momento, non resta che programmare un break capitolino per conoscere la città, un po’ al di là dei soliti schemi.

Share & enjoy,

Barbara

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